di Ramon Mantovani -
Si sono svolte il 23 luglio le elezioni generali in Spagna.
Ecco i risultati (tra parentesi le precedenti elezioni):
Partido Popular: 8.091.840 voti 33,05% e 136 seggi (5.047.040 voti 20,80% 89 seggi).
Partido Socialista Obrero Español: 7.760.970 voti 31,70% 122 seggi (6.792.199 27,99% 120 seggi)
Vox: 3.033.744 voti 12,39% 33 seggi (3.656.979 voti 15.07% e 52 seggi)
Sumar 3.014.006 voti 12,39% 31 seggi (3.719.965 voti 15,29% 38 seggi)
NB. nelle precedenti sono stati sommati i voti delle liste che erano fuori da Unidas Podemos e che sono ora in Sumar.
Esquerra Republicana de Catalunya: 462.883 voti 1.89% 7 seggi (874.859 voti 3,60% 13 seggi)
Junts per Catalunya: 392.634 voti 1,60% 7 seggi (530.225 voti 2,18% 8 seggi)
EH Bildu: 333.362 1,36% 6 seggi (277.621 voti 1,14% 5 seggi)
Partido Nacionalista Vasco: 275.782 voti 1,12% 5 seggi (379.002 voti 1,56% 6 seggi)
Bloque Nacionalista Galego: 152.327 voti 0,62% 1 seggio (120.456 0,49% 1 seggio)
Per ERC, Junts, Bildu, BNG, bisogna tenere in conto che si sono presentati rispettivamente solo in Catalunya Paese Basco e Galicia. Le percentuali ovviamente sono riferite a tutta la Spagna.
Inoltre: ottengono un seggio ciascuno la Coalicion Canaria e la Union del Pueblo Navarro. Entrambi partiti vicini al PP. La catalana di estrema sinistra indipendentista Candidatura de Unitat Popular (CUP) non ottiene nessun seggio e quindi ne perde due rispetto alle scorse elezioni.
Cosa può succedere ora?
La faccenda è abbastanza complicata perché il Partido popular con VOX e i due seggi di UPN e CC avrebbe (dico avrebbe perché non è detto che la Coalicion Canaria digerirebbe facilmente la presenza di Vox nella maggioranza) 171 voti sui 176 necessari alla maggioranza assoluta. Mentre PSOE e Sumar che ragionevolmente possono contare sui voti di ERC, Bildu, PNV, BNG sommano 172 seggi.
Né le destre né la coalizione progressista hanno la maggioranza assoluta che gli garantirebbe la sicurezza di formare il governo, anche atteso che Junts mai e poi mai voterebbe a favore di una investitura del PSOE o del PP.
Ma in Spagna si investe, anche con una maggioranza relativa, il Presidente del Governo e poi questi può formare il governo senza dover ottenere la fiducia maggioritaria del parlamento. In italiano sarebbe un governo di minoranza che dovrebbe poi cercarsi i voti in parlamento per i singoli provvedimenti.
In altre parole può, ed è anche probabile, che succeda questo: il PP si fa nominare dal RE e poi chiede al PSOE di astenersi sull’investitura. Nel caso dica si il PSOE può spaccarsi ed implodere.
Nel caso dica no (io direi che è sicuro anche se non si sa mai) il voto alla fine sarebbe di 171 favorevoli e 179 contrari perché è sicuro che Junts voterebbe contro. Il PSOE potrebbe farsi avanti e dire di avere la possibilità di formare governo solo se: 1) soddisfa le richieste di ERC, Bildu, PNV, BNG che saranno, stando alle dichiarazioni fatte finora, ragionevoli. 2) cerca un accordo con Junts, che per il momento ha dichiarato di non avere interesse alcuno alla governabilità della Spagna e di non considerare il PSOE alternativo alle destre perché sulla concezione della Spagna monarchica e negazionista circa l’esistenza della plurinazionalità dello stato il PSOE è identico al PP. Sostanzialmente solo se il PSOE si dispone a cedere qualcosa sul tema del referendum di autodeterminazione e sull’amnistia Junts potrebbe astenersi e permettere così la nascita del governo PSOE Sumar, perché avrebbe 172 voti a favore, 171 contro e 7 astenuti. Ma anche questo potrebbe creare gravi problemi al PSOE, perché effettivamente il PSOE, che era sempre stato repubblicano e favorevole all’autodeterminazione di Catalunya, Paese Basco e Galicia, ormai è un partito monarchico e nazionalista spagnolo. E ci sono pezzi oggi minoritari ma importanti del suo partito che preferirebbero che la proposta del PSOE alla fine fosse l’astensione per favorire un governo del PP e “per tenere fuori dal governo i fascisti di VOX”.
Insomma, alla fine tutto sta nelle mani di Junts, e conseguentemente nelle mani del PSOE che deve decidere almeno se continuare il negoziato con la Generalitat Catalana, che ha dichiarato chiuso prima delle elezioni, accettando che si discuta anche di amnistia e referendum o se andare ad una ripetizione elettorale che quasi certamente consegnerebbe il paese ad un governo di estrema destra, perché Vox è di fatto come una corrente esterna di un PP che non ha mai condannato il franchismo e che anche in questa campagna elettorale ha dichiarato di voler abrogare la legge di memoria storica che Unidas Podemos ha strappato al PSOE con una dura battaglia.
Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane.
C’è molto tempo per trattare. Intanto segnalo due temi che meriteranno maggiore attenzione ed approfondimento. E tengo a precisare che dico opinioni personali non discusse, ancora, in nessun ambito collettivo.
SUMAR
Penso che SUMAR, che ha aggregato oltre a Podemos ed Izquierda Unida (il PCE è dentro Izquierda Unida con la doppia tessera) anche quasi tutte le scissioni storiche, sia di Podemos sia di Izquierda Unida, oltre a forze locali ed
ambientaliste nate più recentemente, abbia un profilo più moderato di Unidas Podemos. Detto in altro modo, un profilo più subalterno al PSOE che però, sia chiaro, non è il PD italiano ed è costretto a fare i conti, per governare, oltre che con Sumar anche con ERC, BNG e Bildu che sono forze di sinistra antiliberista oltre che indipendentiste. Ho letto che in Italia c’è chi dice che Sumar è un esempio perché “si è presentato autonomamente e con proprie liste”. Ma scrivere questo è sbagliatissimo perché in Spagna le coalizioni di governo si fanno solo dopo le elezioni ed è quindi scontato che tutti si presentino “autonomamente e con proprie liste”. E lo è maggiormente se si ignora che la proposta di Sumar è stata insistentemente quella di rifare il governo col PSOE. La qual cosa può piacere o meno, ma è così. Inoltre devo dire che Sumar non ha pronunciato mai nemmeno una volta la parola guerra in campagna elettorale. Come del resto tutti gli altri. E devo anche dire che Sumar, anche a causa delle elezioni improvvisamente anticipate è un purissimo cartello elettorale su un programma veramente molto generico e senza un progetto serio sul tema che a mio parere ha messo fine alla falsa transizione dal fascismo alla democrazia e che è la questione dell’autodeterminazione delle nazioni che insistono sul territorio dello stato spagnolo borbonico. Lo scontro fra Yolanda Diaz e Podemos che è durato mesi prima delle elezioni (e scrivo Yolanda Diaz e Podemos perché gli altri a cominciare da IU e PCE e perfino PSOE hanno assistito attoniti cercando di contenere i danni) oltre a denunciare una natura leaderistica di entrambi i contendenti hanno evidenziato un problema reale di natura politica: il considerare il rapporto col PSOE come un rapporto strategico o come un rapporto tattico e strumentale che non mette la sordina, senza fare rotture innecessarie e settarie, alle divergenze reali. Perché il PSOE e segnatamente Sanchez hanno tentato in tutti i modi possibili ed immaginabili di non fare governi con Podemos e IU e avrebbe preferito mille volte fare un governo con Ciudadanos.
Vedremo come se e come si consoliderà l’aggregazione di 15 forze politiche, su quali basi politiche serie e con che metodo democratico.
Credo che chiunque a sinistra si auguri un successo. Ma senza la consapevolezza delle difficoltà e senza idee chiare strategiche e tattiche, illudendosi che frasi retoriche e vuote possano mettere al riparo da divisioni alla prima occasione, il fallimento è certo.
Gli indipendentisti.
La litania del Psoe in campagna elettorale è stata che in Catalunya è tornata la pace e la convivenza, che il dialogo ha dato i suoi frutti e che tutto è tornato come prima degli anni “bui” del referendum illegale. Vox nel suo programma propone di eliminare le autonomie locali regionali e di mettere fuori legge i partiti indipendentisti. Sumar che bisogna fare dialogo e poi sottoporre al voto dei catalani gli esiti del dialogo (posizione del PSOE all’inizio della
scorsa legislatura). Ma senza specificare neanche dietro reiterate domande se nella proposta di dialogo di Sumar era compresa o meno l’autodeterminazione (che hanno nei loro programmi e statuti sia Podemos, che IU e il PCE, i Comuns ecc.)
Al Psoe ha risposto magistralmente il candidato della CUP che ha detto alla Presidenta del Congreso uscente: “mi scusi, ma se tutto è pacificato e c’è una meravigliosa convivenza in Catalunya come mai il suo ministero degli interni infiltra agenti nelle nostre fila?” Perché c’è il caso dei 65 dirigenti indipendentisti spiati e per solo 18 dei quali è emerso un ordine giudiziario (totalmente ingiustificato), e ci sono due casi recentissimi per cui due agenti hanno infiltrato organizzazioni giovanili indipendentiste di partiti che stanno nelle istituzioni. Ci sono ancora più di 500 inquisiti, diversi dei quali rischiano pene gravissime di più di 10 anni di carcere per blocchi stradali e ferroviari senza alcuna violenza (in applicazione della famigerata legge “bavaglio” del PP che il governo PSOE Unidas Podemos si era solennemente impegnato ad abrogare senza poi toccarla minimamente in 4 anni di legislatura). È stato ufficialmente appurato che lo stesso telefono di Pedro Sanchez e di altri dirigenti del governo sono stati spiati. Ma non si sa da chi (!)
Il movimento indipendentista catalano pacifico e di popolo ha dato una spallata fortissima al regime scaturito dalla cosiddetta transizione. La risposta del PP è stata nei fatti la nascita di VOX. Perché il franchismo che è sempre stato dentro il PP fin dalla sua fondazione da parte di ex ministri di Franco, è diventato incontenibile e negativo per l’immagine del PP dentro e fuori la Spagna. Il PSOE che ha governato in solitario molto a lungo ha la responsabilità storica di non aver completato la transizione con un referendum sulla monarchia e proponendo una repubblica federale. E adesso pur avendo bisogno dei voti degli indipendentisti alterna dichiarazioni dialoganti ad atti e parole di stampo sciovinista contro gli indipendentisti. Il PS catalano ha subito tre scissioni verso l’indipendentismo.
Ancora 10 anni fa proponeva esattamente quel che oggi propongono gli indipendentisti più radicali e cioè un referendum di autodeterminazione sul modello canadese.
I partiti indipendentisti hanno subito una grave sconfitta in queste elezioni. Sono divisi sulla via del dialogo e sulla via dello scontro frontale con qualsiasi governo ci sia in Spagna. Ovviamente come sempre la ragione non sta tutta da una parte o dall’altra.
Ma se in Spagna non ci si incammina verso un dialogo vero sul tema vero che è la natura plurinazionale dello stato superando la concezione delle monarchie assolutiste e del franchismo, che storicamente hanno sempre tentato di assimilare con la forza catalani e baschi uccidendone la cultura e la lingua, il movimento indipendentista non solo non sparirà, ma diventerà un problema che farà prevalere in Spagna la via autoritaria.
La partita che giocheranno PSOE e Sumar con gli indipendentisti baschi, catalani e della Galicia e segnatamente con Junts sarà un primo passo in una direzione o nell’altra.
Ramon Mantovani