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Brasile: Celac, processi, Brics

di Teresa Isenburg

Ciò nonostante

Anche la scena politica brasiliana è ampiamente occupata dagli accadimenti internazionali che si susseguono, dalle iniziative unilaterali di Trump alla morte di Bergoglio (alla elezione del cui successore parteciperanno sette cardinali brasiliani). In questa sede vorrei soffermarmi su due temi: la riunione della Celac e il processo ai massimi responsabili della cospirazione eversiva del 2022/2023 culminato nel tentativo di colpo di Stato dell’8 gennaio 2023.

Comunità di Stati latinoamericani e dei Caraibi/CELAC

Il 9 aprile 2025 si è tenuta in Honduras la riunione della Celac, organismo internazionale creato nel 2010 ispirato al sogno politico di Simon Bolivar di una unità regionale in grado di consolidare il percorso dell’indipendenza dal dominio coloniale. Lo spostamento a destra di diversi paesi (in particolare Argentina, Ecuador, El Salvador) indebolisce la Comunità e il progetto regionale mentre favorisce ingerenze di Washington e Bruxelles, ma la Celac rimane un punto di riferimento per un progetto di integrazione civilizzatrice e non solo commerciale in un contesto di multilateralismo. Inoltre non va sottovalutato la funzione di alternativa alla moribonda OEA/Organizzazione degli Stati americani smaccatamente succube degli indirizzi statunitensi. In questo senso le vicende di questo e altri organismi internazionali ha una importanza che va al di là delle situazioni dei singoli paese che ad essi aderiscono e degli spazi ai quali si riferiscono e assumono un significato globale, come oggi si dice. Durante l’incontro è stata ben visibile la presenza della presidente del Messico Claudia Sheinbaum che si caratterizza sempre più come leader con influenza continentale su posizioni fortemente riformatrici. ( Verbena Córdula, Esperança de libertação à America Latina, Celac desafia OEA e impulsiona mundo multipolar, “Díalogos do Su Global/Opera Mundi”, 11.04.2025).

Processi

A partire dalla seconda metà di marzo sono iniziati presso il Supremo Tribunale Federale /STF i processi di coloro che la PGR/Procura Generale della Repubblica presieduta da Paulo Gonet ha indiziato come i principali responsabili (in totale 34 persone) della pianificazione e esecuzione frustrata, nell’ambito del governo di Jair Bolsonaro, del golpe iniziate a metà 2021 con l’attacco alle urne elettroniche e al sistema elettorale e approdate all’8 gennaio 2023. La PGR ha diviso i denunciati in cinque gruppi ciascuno con una azione penale propria. Il primo gruppo, da cui sono partite le decisioni e le azioni, è denominato nucleo centrale ed è composto da otto persone fra cui Jair Bolsonaro e militari; essi, il 26 marzo 2025 sono stati riconosciuti penalmente colpevoli dalla prima sezione del STF. Il secondo gruppo di

6 persone è accusato di avere reso operative le azioni ordinate dal nucleo centrale e anch’esso il 22 aprile è stato dichiarato penalmente colpevole (Denise Assis, Dia 22 o STF retoma o julgamento das decisões contra o tentativo de golpe, “Brasil 247”, 20.04.205). Seguiranno con scadenze prossime i successivi indiziati e intanto si svolgeranno le sedute processuali dei rei riconosciuti. Dal momento che il processo nel STF, al quale compete il giudizio per reati quali l’abolizione dello stato democratico di diritto, non prevede gradi di appello la conclusione potrà essere relativamente rapida.

Cosa significa questo imponente processo nel contesto della storia del Brasile? Se da un lato l’azione eversiva degli anni passati conferma la vocazione antidemocratica della élite, dall’altro emerge una scelta di rispetto e salvaguardia delle regole istituzionali da parte del potere giudiziario e in particolare della suprema corte (il che non sempre è stato così). Ripetutamente attraverso amnistie o processi manipolati i reati di esponenti della élite sono stati cancellati o dimenticati. Il caso maggiore, ma non unico, è stata la legge dell’amnistia emanata dopo 20 anni di feroce dittatura militare. Essa ha restituito i diritti politici e civili a coloro a cui erano stati usurpati, ma ha mandato impunti i responsabili della stessa, tanto che neppure ai torturatori più noti e identificati dalle vittime nulla, assolutamente nulla è successo. Questa pratica di assoluzione (extragiudiziaria) che accompagna tutta la storia della Repubblica ha creato nella élite una radicata sicurezza di impunità e quindi di irresponsabilità nel gestire la cosa pubblica. Si può forse dire che questo processo ha incrinato, ma non ancora sradicato, il paradigma dell’impunità. Di particolare rilevanza è il fatto che anche esponenti di alto grado delle forze armate sono sottoposte a giudizio, esse che, avvolte da una guaina di privilegi (Caio de Freitas, Expulsão, honra, pensão: o que acontece com militares condenatos pelo golpe?, “Opera mundi”, 26.03,205) , hanno potuto ( e ancora troppo possono) spadroneggiare nella società e nello Stato in contropartita della loro fedeltà e protezione alla élite . Un momento importante, quindi, anche se non bisogna cedere a facili illusioni (Leonardo Attuch, Prisão de Collor prepara o terreno para a prisão de Bolsonaro, “Brasil 247”, 25.02.2025).

Quali le reazioni da parte di coloro che, con sorpresa, si trovano stretti nelle maglie della giustizia? I singoli indiziati proclamano, come ovvio, la propria innocenza e si appoggiano ad avvocati di grido per la difesa. Ma alcune forze politiche interne al Congresso e aggregazioni della società civile hanno dato vita ad un movimento assai vasto per varare una legge di amnistia che salvi da qualsiasi possibile condanna gli indiziati. Non è chiaro l’impianto giuridico su cui fondare un simile provvedimento tanto più accomunando cittadini/e già giudicati (coloro accusati di reati “minori” che hanno già ricevuto sentenze) e altri per i quali ancora non è stato emesso il verdetto. Il discorso di fondo che viene costruito vuole creare consenso sul fatto che non si è per nulla trattato di eversione e opzione per il colpo di stato al fine di mantenere il

potere a ogni costo a prescindere dai risultati elettorali, ma di una semplice “gita scolastica” in cui cittadini/e organizzati hanno chiesto l’assunzione del potere da parte delle forze armate, devastato le sedi dei tre poteri, insultato presidenti eletti e ministri legittimi del giudiziario proponendo di eliminarli fisicamente, hanno detto che i risultati elettorali non andavano rispettati perché a loro non piacevano … Ma al di là di queste piccole cose, nella richiesta attraverso progetti di legge di amnistia da parte di schiere di deputati emerge il tratto di fondo delle destre, il disprezzo per le istituzioni e per le regole istituzionali: il congresso e le sue componenti sono espressione e titolari del potere legislativo, non del potere giudiziario né di quello esecutivo, quindi non sono autorizzati a rivedere le sentenze del giudiziario. Mi sono dilungata su queste vicende perché esse riflettono, a mio modo di vedere, il nodo dell’ attuale ascesa delle destre in Brasile come altrove, ad esempio in Italia. E il nocciolo di esse è il disprezzo e la continua insidia delle istituzioni, minando le costituzioni e delegittimando gli obblighi sociali da esse previste (educazione, sanità, equa fiscalità ecc.). Essendo oggi il 25 aprile mi domando come un oscuro e transitorio ministro della protezione civile possa permettersi di chiedere, parlando oltretutto informalmente con i giornalisti, “sobrietà” per l’80˚ della Liberazione. Solo dei servi possono prestare un qualche credito a tali parole e agire di conseguenza. Il rapporto protezione civile, lutto nazionale, Liberazione è oscuro, ma la volontà offensiva verso i pilastri fondativi della Repubblica è chiara. Come chiara è la prevaricazione istituzionale.

Brasile, Usa, Cina, Brics

Ovviamente le misure unilaterali di Trump alimentano scelte e azioni anche in Brasile. Il 12 aprile Lula ha firmato il progetto di legge di reciprocità per fare fronte all’aumento delle tariffe commerciali ( Iram Alfaia, “Vermelho”, 12.04.2025) che si prevede colpiscano soprattutto l’agribusiness delle regioni Sudest e Centrovest (Guilherme Cavalcanti, EUA x China, “Apublica”, 18.04.205). La Cina come prevedibile coltiva l’avvicinamento con la Federazione e forse pensa, dopo avereda cui sono partite le principali azioni e decisioni (sembra) sospeso il ricevimento di aerei Boeing, di rivolgersi alla Embraer, assai lodata del portavoce del ministero degli esteri Lin Jian (Mauro Ramos, “Grande potencia aeronáutica”, “Brasil de Fato”, 18.04.2025). Intanto il Brics si consolida e allarga le proprie relazioni e iniziative ( Karolina Monte, Banco de grãos dos Brics è um caminho passivel para desdolarização global, diz analista geopolitico, “ Brasil de fato”, 17.04 2025). Al riguardo vale la pena di consultare il sito del sodalizio per conoscere la gestione del Brasile che quest’anno è di responsabilità del Brasile. Ad esempio si è appena concluso l’incontro dei rappresentanti dei sindacati dedicato al nesso intelligenza artificiale/lavoro e situazione climatica/lavoratori con un documento articolato al riguardo. Insomma fra venti e tempeste il cosiddetto Sud Globale continua per il suo cammino di emancipazione, sovranità, coordinamento che in questo settantesimo anniversario ci

riporta alla memoria la grande Conferenza di Bandung (Indonesia) che fra il 18 e il 24 aprile del 1955 riuniva i rappresentati dei paesi di Africa e Asia che si liberavano dal giogo coloniale e tracciavano lo schema di un diverso ordine mondiale riassunto in 10 punti che ancora ci sono di guida ( José Reinaldo Carvalho, Bandung 70 anos: a aurora do Sul Global e a luta por um novo mundo, “Brasil 247”, 25.04.2025).

I precedenti articoli sul Brasile anche in www.latinoamerica-online.it