Care compagne e compagni, sono molto contento di poter accompagnarvi in questo XII congresso, rappresentando il Partito Comunista del Cile. Porto a tutte e a tutti voi l’affettuoso saluto del presidente del Partito, Lautaro Carmona e della sua Segretaria Generale, Barbara Figueroa, i quali ringraziano al segretario Maurizio Acerbo e a tutto il Partito della Rifondazione Comunista per averci dato la possibilità di accompagnarvi.
Questo Congresso si svolge in un contesto internazionale di grossi cambi, in cui i deboli equilibri del capitalismo mondiale traballano sempre di più. La crisi dell’imperialismo statunitense è ormai un dato di fatto, e i popoli del globo siamo testimoni di come questa crisi si sta manifestando in conflitti bellici e posizioni più radicali.
Il Genocidio sionista contro il popolo palestinese, e la guerra in Ucraina sono solo il volto più evidente della situazione mondiale, la quale ha molteplici fronti aperti con migliaia di vittime e danneggiati.
La vittoria di Trump negli Stati Uniti è anche un chiaro segno di questa radicalizzazione, la quale porterà con sé l’aggravamento di situazioni già sufficientemente complesse. Basta segnalare che il continente americano si trova davanti a una probabilissima crisi migratoria di dimensioni mai viste. La prepotenza, il disprezzo, l'intimidazione e la guerra saranno il linguaggio del capitalismo per i prossimi anni.
Davanti a questo panorama, il compito della costruzione di un mondo multipolare, dove il sud globale si emancipi dagli artigli dell’impero, è lo strumento fondamentale per contrastare la guerra e salvaguardare la pace. Siamo molto contenti di condividere questa prospettiva insieme a voi, ritrovandoci in questa lotta. L'internazionalismo proletario ci ha unito sempre e continuerà a farlo. É un faro che non si deve spegnere mai.
E a proposito di internazionalismo, non posso perdere l'occasione di fare un ringraziamento dal profondo dei nostri cuori al popolo italiano e specialmente ai comunisti e comuniste, perché due anni fa si sono compiuti 50 anni dal criminale colpo di stato portato avanti da Augusto Pinochet, e dalla scomparsa del nostro presidente martire, Salvador Allende.
Questa terra e la sua gente si sono contraddistinti come uno dei paesi più solidali con il popolo cileno, denunciando per anni le violazioni ai diritti umani, lottando per porre fine alla dittatura e accogliendo a braccia aperte sia chi si rifugiò nella ambasciata italiana sia chi venne esiliato, dando a tutti loro la possibilità di una nuova vita.
Quella storia di fratellanza e solidarietà ha radici profonde, così profonde che il 2023 in tutte le città d’Italia ci furono migliaia di eventi, incontri, concerti, mostre e dibattiti, per ricordare insieme quello che fu il primo tentativo di costruire il socialismo in democrazia sotto il governo della Unidad Popular. Ricordo in particolare il dibattito svolto alla festa di rifondazione a Bologna, dove ho avuto l'onore di condividere il tavolo insieme a Enrico Calamai e Maurizio Acerbo.
La storia e la memoria sono strumenti per costruire il futuro. É un compito di tutte e tutti portarle avanti insieme, ma non come una pratica individuale, dev’essere un esercizio collettivo, coltivato e sviluppato tra la gente, non solo dentro le nostre mura.
Queste parole hanno un significato molto profondo soprattutto in questi giorni, perché i mostri che abbiamo sconfitto il secolo scorso a cui piacevano tanto le divise, oggi si rialzano con una nuova veste, ma con gli stessi interessi. La destra radicale in tutto il mondo sta avanzando, consolidandosi tra i settori popolari e i più bisognosi, approfittando il fatto che dopo decenni di neoliberismo, ormai la credibilità dei partiti politici classici è ai minimi storici, anche perché la democrazia borghese non ha fatto che peggiorare la loro situazione. Non è un caso che i partiti e movimenti autodefiniti "sovranisti" stiano arrivando alle classi lavoratrici, utilizzando il populismo più sfacciato.
Questo fatto ci pone una grande sfida, perché da un lato bisogna smascherare quel discorso che ci conduce alla lotta tra poveri e al rafforzamento della oligarchia mondiale, ma dall'altro dobbiamo dimostrare che di fronte alla perdita dei diritti civili e sociali, come alla distruzione del welfare, l'unica soluzione per un mondo migliore è, e sarà, la costruzione di una patria socialista. Come ci riusciamo?
Purtroppo, è una domanda molto difficile che ha diverse risposte, ma una cosa è chiara: dobbiamo portare avanti le nostre idee e le nostre bandiere con orgoglio e senza paura, utilizzando tutti i mezzi che abbiamo a disposizione in maniera innovativa e con convinzione.
Anche noi come partito comunista del Cile abbiamo svolto il nostro 27º Congresso nazionale nei mesi scorsi, il quale ha accolto con piacere il saluto inviato da Rifondazione.
In questo congresso abbiamo ribadito in primis la nostra contradizione del periodo, cioè Democrazia vs Neoliberismo. Per noi sono due concetti antagonisti, ed è per questo che ci impegneremo nei prossimi 4 anni, affinché sia la democrazia ad avanzare e non il neoliberismo.
Ci siamo confrontati anche su altri temi, tra i quali la esperienza di governo iniziata tre anni fa, che ci vede partecipi nell’esecutivo del presidente Gabriel Boric, con quattro ministeri guidati da compagni e compagne del partito. La sintesi è chiara, la partecipazione nell'apparato dello stato ha senso se ci permette una migliore prospettiva per le lotte sociali e politiche, e soltanto se insieme alla partecipazione istituzionale si rafforza la nostra partecipazione e incidenza nei movimenti sociali per spingere le trasformazioni simultaneamente dalle piazze che dalle istituzioni.
Facciamo parte di un governo con diverse contraddizioni, nato da una alleanza molto amplia, in cui convivono comunisti, socialisti, socialdemocratici e altre forze progressiste, alleanza che ha il difficile compito di governare con il parlamento in mano alla opposizione. Potete immaginare la difficoltà che ciò comporta, per realizzare trasformazioni che significhino un miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Ma nonostante queste complicazioni siamo riusciti a portare a termine cambiamenti storici: La riduzione della giornata lavorativa da 45 a 40 ore, l'aumento del salario minimo da 300 a 500 euro, la proposta di un nuovo sistema di finanziamento per l'istruzione universitaria, il piano nazionale di ritrovamento di vittime della dittatura civico-militare e l'approvazione della riforma al sistema pensionistico sono solo esempi di vittorie popolari portate avanti da ministri comunisti.
Ci sono ancora tante cose da fare, in questi anni abbiamo anche perso qualche battaglia, ma siamo convinti che possiamo andare avanti, nella strada verso la l’approfondimento della democrazia, non
intesa come l'esercizio del voto, ma bensì come il coinvolgimento del popolo nella presa delle decisioni.
Chiudo il mio intervento augurando che questo XII congresso possa realizzare profonde discussioni, nelle quali attraverso l'analisi, la critica e l'autocritica possiate arrivare alle migliori conclusioni possibili. Non c'è niente di più bello che l'intellettuale collettivo ponendosi l'obbiettivo di trovare tutti insieme una prospettiva di lotta per i seguenti anni. Comuniste e comuniste con le loro differenze e similitudini discutendo sulle linee guida del partito.
Oggi il mondo ha bisogno di una sinistra più forte, coesa e unita.
Oggi l’Italia ha bisogno di una sinistra più forte, coesa e unita.
Oggi, il popolo italiano ha bisogno del Partito della Rifondazione Comunista.
Come disse Gladys Marín: hay que luchar, luchar y seguir luchando aunque en eso se nos vaya la vida. Bisogna lottare, lottare e lottare ancora, anche se facendolo se ne vada la nostra vita.
Viva il comunismo e il socialismo, viva la fratellanza tra i popoli del mondo, viva il Partito della Rifondazione Comunista! Buon Congresso Compagne e compagni!
Lautaro Castro
Responsabile Organizzazione
Comité Comunal Europa
PCCh
Montecatini Terme, 08/02/2025